Quella che chiamo divulgazione dell’ignoranza è dilagante e, per di più, spesso si presenta sotto le mentite vesti della cultura. Non è difficile inciampare in esempi che comprovano quanto da qualche tempo vado sostenendo e dimostrando.
Questa volta mi sono imbattuto in un breve articolo (riportato in fondo), i cui contenuti confermano quali siano i parametri di valutazione del successo degli eventi culturali e quale dimessa levatura abbiano i protagonisti di tali avvenimenti. Senza contare la sciatta stesura del pezzo, che presenta due obbrobri grammaticali.
Mi occuperò per prima cosa di questo aspetto.
Però non posso non rilevare, in premessa, che l’articolo è ospitato da una “testata” che si qualifica come “magazine culturale”. C’è subito da storcere il naso: perché non giornale, rivista, rassegna, emporio? È così squalificante l’uso dell’Italiano? Inoltre il titolo del “magazzino” mi pare non faccia mistero delle sue velleità: L’Altra Pagina, ovvero ‘pagina altra’, diversa, che vuole distinguersi, per giunta sotto il profilo culturale…
Il primo “misfatto” riguarda il divulgato uso ignorante del lemma “rispetto” in funzione di preposizione, quando la nostra bella tradizione ci ha insegnato a servirci della locuzione prepositiva “rispetto a” per introdurre il complemento di limitazione. Quindi, caro Gianfranco Broun, non scriva più di incremento “rispetto l’anno precedente”, perché il senso di questa espressione è che lei “rispetta l’anno precedente” (io rispetto l’anno precedente), che nel contesto non significa un bel niente. Si dice rispetto all’anno precedente, senza alcuna ombra di dubbio.
Il secondo, ancora più grave, crimine grammaticale e logico, è il periodo in cui Massimo Gramellini diventa un libro, senza che possa essere chiamata in soccorso la figura retorica della metonimia: “Massimo Gramellini che con il suo Fai bei sogni è il libro più venduto“, come se dicessi che Dante, con la sua Divina Commedia, è il libro più letto!
Un po’ di preparazione e di attenzione, quando si fa uso dei mezzi di comunicazione di massa, non guasterebbe… Perché inesorabilmente l’ignoranza ”sfoggiata” viene divulgata.
Per quanto concerne i contenuti dello scritto di Broun non si può non evidenziare il fatto che i parametri di valutazione della qualità e del successo della manifestazione torinese (Salone del libro 2012) sembrano proprio fondati sulla quantità di “biglietti staccati”, sul carattere mediatico degli “attori” dell’evento (comici, calciatori, cantanti, conduttori televisivi, giornalisti di appariscente visibilità, tutti “grandi maestri” della scrittura), sul numero di copie da loro vendute, sul vanto delle Case Editrici che incrementano le percentuali dei profitti ostentando firme da Nobel (Mondadori esibisce Del Piero, Einaudi Ligabue, Feltrinelli Baricco, e così via…). Tuttavia nella cronaca non possiamo attribuire colpe all’autore dell’articolo; nel titolo, però, egli presenta questo po’ po’ (o questa popò?…) di evento quale sconfitta di una crisi precisata come economica, mimetizzata nel Salone dalle vendite soddisfacenti di siffatte copertine.
Purtroppo la crisi ben più grave è quella morale e culturale, di cui Gianfranco Broun non sembra accorgersi, che il Salone di Torino ha pesantemente ribadito e che noi per l’ennesima volta sentiamo il dovere di denunciare.
Amato Maria Bernabei
Segue l’articolo in questione.
Il Salone del Libro sconfigge la crisi
June 10, 2012 · 0 Comments
C’era molta paura all’inizio. Paura che la crisi facesse affluire meno visitatori. Paura che la precaria situazione economica limitasse le vendite di libri. Paura che i continui risultati positivi delle precedenti edizioni non venissero bissati nel venticinquesimo appuntamento. E invece il Salone del libro è riuscito a soddisfare tutti anche quest’anno, come conferma il comunicato stampa finale che evidenzia i dati della kermesse.
Se il numero di biglietti staccati si avvicina ai 320.000, con un incremento del 4.1% circa rispetto l’anno precedente, una parte del merito spetta alle scuole che hanno avuto un’affluenza altissima: 149.68% in più sul 2011. Questo successo si è ripercosso anche su conferenze e incontri che hanno visto partecipare 70.000 interessati portando a tutto esaurito molteplici appuntamenti, quali quelli di Marco Travaglio, di Roberto Saviano e Fabio Fazio o di Massimo Gramellini.
Buoni i risultati per le due nazioni ospiti, la Romania e la Spagna, che hanno richiamato l’attenzione del pubblico nelle rispettive aree grazie alla presenza dei molti autori, ma che hanno fatto parlare di sé anche al di fuori del Salone per altre iniziative, come ad esempio le proiezioni di film rumeni contemporanei.
Bene i numeri delle vendite di libri. Se Mondadori aumenta del 12%, con in testa Giochiamo ancora di Alessandro Del Piero, anche Einaudi non è da meno con un risultato che si attesta sulla stessa crescita trascinata da Rumore dei baci a vuoto di Luciano Ligabue. Incremento del 10% per Iperborea che, complice la presenza di Bjorn Larsson, ha ne I poeti morti non scrivono gialli il volume più venduto ma che riscontra un notevole apprezzamento per la letteratura islandese. Successo strepitoso per Massimo Gramellini che con il suo Fai bei sogni è il libro più venduto di Longanesi e di tutto il gruppo editoriale Gems. Stabili Voland Edizioni ed Edt, mentre cresce del 15% Newton Compton Editori, del 10% Feltrinelli, grazie a Baricco e a De Luca in primis, del 35% Fandango, del 10% Rcs e addirittura del 50% Minimum Fax. Positiva l’esperienza di Emons che con i suoi audio-libri sale del 20%. Nota stonata Pendragon che invece scende quasi del 30%.
Interesse verso il mondo del digitale con la presenza di Amazon e Sony che richiamano l’attenzione del pubblico sul connubio tecnologia-lettura. I nuovi hardware, che non affaticano gli occhi, non solo incuriosiscono i visitatori ma addirittura permettono di vendere centinaia di apparecchi di entrambi i marchi.
Gianfranco Broun
(Fonte: http://www.laltrapagina.it/mag/?p=8724)
Leggi pure: Il Salone di Torino e la prostituzione dell’Editoria
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