Cantilenam eandem canit stolidum vulgus: sempre lo stesso ritornello canta il popolo sciocco! E i fan di Benigni continuano a scrivermi che le mie critiche nascono da invidia, gelosia, rabbia, e mi accusano attraverso mille luoghi comuni! Il fatto è che sentirsi dire certe verità genera fastidio, specialmente in chi ha investito in credenze opposte, prive di fondamento.
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Lettera elettronica
da: Uno che pensa <…@…>
Oggetto: parere
Corpo del messaggio:
Vergogna. Questo sito è una vergogna.
Polemizzare sullo stipendio di chi è meritatamente riuscito più di te nella vita, impugnare una battaglia persa per una causa inesistente. L’eccessiva ripetizione di come non vuoi attaccare personalmente Benigni (raramente appellato col suo vero nome) è chiaro indice di come invece tutto ciò è mosso dall’invidia, gelosia e rabbia verso il comico toscano.
Hai anche perso tempo per tutto questo: scrivere un libro e tirare su un sito. Si vede che non avrai molto di meglio da fare nella vita.
Brutta malattia quella di sentirsi meglio degli altri, vero? e fallire mentre invece loro riescono.
Che vergogna.
Risposta
Quanta animosità, quale spirito da banale difensore di una vergogna vera al grido “autoappagante” di vergogna!
Io non mi vergogno affatto di spendere parte del mio tempo per restituire alla cultura la dignità che essa merita contro il dilagare della “cultura” mercenaria e falsa che riesce ad annebbiare, o a bendare totalmente, fruitori inermi e inconsapevoli (ma perché tali?) paladini dello scempio!
Io argomento e documento tutto quello che affermo, lei scrive solo dando ascolto al… ventre (e senza firma).
Non so quale passione la spinga verso Benigni, al punto da non riuscire ad essere sereno ed a vagliare le critiche fondate che io muovo alla vergognosa (questa sì) divulgazione di Dante.
Scenda dai gradini della fazione, si documenti, e prenda a valutare le cose in modo corretto. Smetta gli occhiali che vedono distorto e la smetta di sancire massime “minime” e di farfugliare condanne scriteriate.
Io non polemizzo sullo “stipendio” di Benigni, uno che sarebbe riuscito meglio di me nella vita…
Mi viene da ridere a gola piena! Conosce il senso delle parole che usa?
Lo stipendium era la paga militare, e per noi ha un senso che nemmeno può sfiorare le retribuzioni milionarie che vengono elargite al “comico” toscano. Stipendio è la “retribuzione in denaro che viene corrisposta agli impiegati e funzionari” (Devoto); “retribuzione fissa del prestatore di lavoro continuato e subordinato, come funzionario o impiegato privato o pubblico” (Treccani); “retribuzione fissa, per lo più mensile corrisposta a chi presta subordinatamente un lavoro di concetto o, impropriamente, un lavoro manuale” (De Mauro) e così via… Non dunque 260 € al secondo per stantie trovate giullaresche studiate per vestire in modo appetibile sgangherate “esegesi dantesche” e cantilenate recitazioni da “sedie natalizie”.
Che cosa intende per “riuscire nella vita”? Secondo il senso che intuisco lei dovrebbe avere totalmente fallito… Perché riuscire nella vita non coincide con i fiumi di denaro che si guadagnano e con il successo mediatico! Ben altro vuol dire. Al punto che io credo di aver speso e di spendere il mio tempo molto meglio di attorucoli e personaggi da “schermo degli idioti”, e con molto miglior successo, a patto che si leghi la parola al conseguimento degli obbiettivi che ci si prefigge (e io non ne ho “falliti”, caro ‘signore’ innominato).
Non capisco poi come dovrei “appellare” Benigni: più che discreto attore comico e regista dalle alterne qualità, mai eccelse, io non lo vedo. Magari scaltro imprenditore, visto che sull’altrui dabbenaggine ha costruito un impero finanziario e un’immagine di gran lunga più elevata di quella reale.
Quando parla di invidia, gelosia e rabbia rido ancora più fragorosamente! Per quale motivo dovrei invidiare modeste qualità o esserne geloso? Rabbia, poi! La rabbia è sua, se mai, che mi aggredisce per aver osato scalfire la statua che i mass media hanno eretto a Benigni, facendone un geniale eroe del nostro tempo (tempo davvero povero, anche per questo).
Nessun personale risentimento anima la mia lotta: è il sistema ad essere marcio. Benigni non fa altro che sfruttarlo, furbescamente… E per i suoi scopi (non mi si dica etici) fa bene.
Io però sento il dovere di denunciare l’affronto che viene permesso, il danno che si arreca al patrimonio culturale italiano, la divulgazione dell’ignoranza “travestita da sapere”, come spesso ripeto.
Non per questo sono affetto dalla “malattia” di sentirmi “meglio degli altri”. Lei impari ad usare migliore, come attributo, al posto di meglio, che è avverbio e vuol dire “più bene”. Io mi sentirei MEGLIO senza dubbio se si avesse più rispetto per la Cultura, quella con la C maiuscola, così lontana dal suo caro Benigni.
Forse perderò la mia battaglia, ma la causa, purtroppo, esiste eccome!
Viviamo in un’epoca di crisi generale e profonda, non c’è dubbio, e la sua breve, astiosa mail ne è la conferma!
Amato Maria Bernabei
(Il coraggio delle proprie opinioni si firma!)
O Dante o Benigni
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